scamarcioUscito il 12 maggio nelle sale italiane, “Pericle il nero” è il nuovo film di Stefano Mordini prodotto da Riccardo Scamarcio e Valeria Golino. La pellicola è stata presentata a Cannes nella sezione “Un certain regard”.
Liberamente ispirato al romanzo di Giuseppe Ferrandino il film, ambientato in Belgio, ha per protagonista un personaggio controverso e scomodo: Pericle Scalzone (Riccardo Scamarcio) detto il nero, che di lavoro “fa il culo alla gente” per conto di Don Luigi (Gigio Morra), un boss camorrista emigrato in Belgio. Poco intelligente, apatico, una macchina che fa solo quello che gli si chiede; ma quando, durante una spedizione punitiva per conto del boss, Pericle commette un grave errore, scatta la sua condanna a morte. In una rocambolesca fuga che lo porterà fino in Francia, a Calais, Pericle incontra Anastasia (Marina Fois), con la quale tenterà di riscoprire una nuova realtà fatta di sentimenti fino ad allora sepolti dentro di lui. Il nero però, fino alla fine dovrà fare i conti con un passato pieno di interrogativi a cui rispondere.
“Insieme a Stefano, – spiega Scamarcio all’incontro con la stampa- ho ripreso in mano questo romanzo dopo molti anni, e rileggendolo, ci siamo resi conto che il protagonista era un personaggio molto forte, singolare e che in qualche strana e bizzarra maniera emanava una sorta di genuinità e di amore primitivo ma in un involucro di un animale. Questo ci ha spinto a intraprendere questo viaggio tortuoso che ci ha portato alla realizzazione del film dopo tre anni.”
“Con questo gruppo di attori – interviene Mordini- mi sono trovato molto bene perché hanno portato la memoria della terra in cui è originalmente scritta la storia. Questo ci è servito molto soprattutto per la ricontestualizzazione nella quale c’era bisogno del supporto di una tradizione che noi abbiamo ricollocato in una terra che è la Vallonia, una terra di emigrazione. Con Riccardo- prosegue il regista – abbiamo costruito un noir esistenziale in cui il personaggio affronta il suo male non per risolverlo ma per capirlo; in questo percorso – conclude- c’è una parabola esistenziale di crescita in cui quest’uomo, che nasce schiavo, ricerca un’identità, un modo per liberarsi e trovare qualcuno che lo possa amare.”

 

 

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