Tratto da una storia vera e dal romanzo autobiografico di Amedeo Letizia, presentato alla Mostra di Venezia e diretto dal regista napoletano Bruno Oliviero, il film racconta la storia di un giovane attore promettente, Amedeo Letizia (l’attore Alessio Lapice), il quale a causa della misteriosa scomparsa di suo fratello minore è costretto a far ritorno al suo paese natale, Casal di Principe.

IMG 4Dopo una serie di documentari e un film, “La variabile umana” (2013), Oliviero torna dopo cinque anni sul grande schermo per affrontare il tema camorra. Ambientato sul finire degli anni ottanta, il film narra una realtà fatta di violenza, segreti e omertà, in un territorio in cui la criminalità organizzata non è soltanto radicata, ma è una condizione antropologica che divora dall’interno vite, famiglie e società, senza lasciare possibilità di fuga o cambiamento. Il film ci mostra infatti le diverse reazioni delle persone comuni alla scomparsa del fratello di Amedeo: dal dolore della famiglia e soprattutto del padre dello scomparso, fino all’indifferenza e omertà di chi non ha la possibilità di ribellarsi. A differenza di serie televisive come “Gomorra” o “Romanzo Criminale”, qui ad avere la parola sono le vittime, costrette da sempre a fronteggiare da sole il regime di terrore che regola le regioni dominate dalle organizzazioni criminali. Il lungometraggio risulta originale perché è asciutto, preciso e contenuto, nonché privo delle sparatorie da western che caratterizzano ormai un genere cinetelevisivo.

A rendere sempre più vero il film è anche la recitazione di Alessio Lapice, il quale dopo aver recitato nella serie televisiva “Sotto copertura” e nel film di Fabio Mollo “Il padre d’Italia” (2017), si ritrova nei panni del ventenne protagonista. Abile nel reggere sulle proprie spalle gran parte del  peso del film, l’attore si dimostra capace di rendere nel migliore dei modi il conflitto interiore e il senso di spaesamento del protagonista, un anti-eroe coraggioso che non si arrende nella ricerca di suo fratello. Anche se doloroso, il film ci appare necessario, perché capace di raccontare al tempo stesso la tragica realtà malavitosa del casertano e il percorso di formazione del protagonista. Infine lancia un messaggio forte e universale di speranza, ma soprattutto di lotta contro qualsiasi tipo di criminalità organizzata.

Francesco Paolo Magliacane

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