Mirafiori Lunapark, opera prima di Stefano Di Polito, sta diventando un caso interessante nel panorama del cinema italiano. Questo film infatti, uscito nelle sale il 27 agosto scorso e rimasto in programmazione nella città di Torino per 7 settimane consecutive, con oltre 8mila spettatori all’attivo, si può ben definire un miracolo cinematografico.
Non succedeva dal 2007, anno di uscita de “Il vento fa il suo giro” di Giorgio Diritti, che un piccolo film italiano rimanesse così tanto tempo nelle sale, cosa che allora accadde al cinema Mexico di Milano.

Il successo inaspettato di Mirafiori Lunapark, definito dalla critica una “favola sociale”, ha spinto di fatto i produttori a organizzare un vero e proprio Tour Civico in giro per l’Italia, con tappe in ogni città.
Il film, che è prodotto da Mimmo Calopresti e Eileen Tasca in collaborazione con Rai Cinema, e col sostegno della Film Commission Torino Piemonte e del Ministero dei Beni Culturali, racconta il sogno poetico di tre ex pensionati Fiat che vogliono trasformare la loro vecchia fabbrica abbandonata in un lunapark per i nipoti, tramandando loro il ricordo di un’epoca di grandi lotte sociali.

Una storia che, dopo essere passata anche a Napoli al Cinema La Perla agli inizi di novembre con una straordinaria accoglienza, presto arriverà a Roma al centro culturale Apollo 11 dove, dal prossimo 3 dicembre e per tre giorni consecutivi, ogni proiezione sarà accompagnata da un dibattito su temi quali il lavoro, la legalità, l’ambiente e l’immigrazione.
Al cast, composto dagli attori Alessandro Haber, Antonio Catania, Giorgio Colangeli, Pietro Delle Piane,  si aggiungeranno anche esponenti dell’impegno civico nazionale, tra cui Maurizio Landini, segretario generale della Fiom-Cgil.

L’idea nasce dall’esperienza diretta del regista Stefano Di Polito, già autore del saggio “C’è chi dice no” sulla cittadinanza attiva: “Dopo 7 settimane di programmazione a Torino ho deciso di portare Mirafiori Lunapark in tutta Italia con questo tour civico rivolto a rappresentanti di associazioni, movimenti e forme di resistenza locale. Nel film racconto il bisogno di riprenderci il nostro avvenire, di tornare a occuparci di noi attraverso l’impegno sociale. E io, che provengo dal mondo dell’associazionismo – conclude Di Polito -, non potevo che essere sensibile a tematiche forti come queste”.

Renato Aiello

 

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