“La cosa bella delle Iene sono le sue tremila anime: è un laboratorio in continuo divenire, una palestra che permette di migliorare in tutto, dall’ideazione di un servizio al montaggio” è così che Sabrina Nobile, iena in carica, apre le porte del suo mondo agli allievi del Master in cinema e televisione. “Con la pratica realizzerete che per fare un buon servizio non sono necessari chissà quali attrezzature – continua l’ospite – piuttosto sono fondamentali alcuni accorgimenti, versatilità e agilità nello svolgere diversi compiti. Col tempo si acquisisce l’autonomia necessaria per costruire liberamente la propria identità di iena”.

Dopo aver dato un’occhiata ai lavori in pieno stile “Iene” che il gruppo di masteristi ha prodotto durante esercitazioni sul campo, la giornalista non può far a meno di mettere in luce i punti su cui bisogna migliorare: “Il ritmo di un servizio deve incuriosire e affinché ciò accada bisogna eliminare quello che avanza. Bisogna estremizzare, adottare una certa violenza nella selettività. La televisione è un mezzo di cui fruiamo con distrazione, bisogna portare il telespettatore per mano, aiutandolo anche col supporto grafico. Se necessario, anche portare una pianta da casa sarà lecito per una bella inquadratura.

La personale esperienza di Sabrina Nobile mantiene alta l’attenzione di tutti gli allievi che, incuriositi, le chiedono ancor più nello specifico, le modalità di sviluppo di un servizio.  “Di solito si parte sempre con una struttura di servizio giornalistico più o meno fissa prima di mettere la camera in spalla ma è chiaro che l’adattamento a determinati contesti è necessario. Bisogna essere curiosi e aperti quando si fa un servizio. In certe situazioni, anche se non comodissime, bisogna restare, ascoltare e farsi spazio”.

In merito a quanto appena affermato la Iena mostra ai ragazzi il servizio con Sara Tommasi. “É evidente il mio imbarazzo – commenta – ma in qualità di inviata devo essere capace di interagire in qualsiasi contesto e condizione; bisogna dunque saper pensare velocemente a soluzioni compatibili con la propria etica. In questa particolare esperienza mi son ritrovata a dover riempire vuoti che domande dirette non riuscivano a colmare. Dovevo mettere a proprio agio l’intervistata e far tesoro anche dei silenzi e delle espressioni”.

Nella fase conclusiva della lezione la docente lascia agli allievi un ultimo consiglio utile per la realizzazione di un servizio:“Sapere da dove parti e dove vuoi arrivare è ciò che bisogna adottare sempre come punto di riferimento. Se però lungo la strada si è costretti a effettuare una deviazione –  conclude la Nobile- non bisogna considerarla come un ostacolo bensì bisogna percorrere quel filone che si è presentato imponderabilmente. In certi casi si può anche lasciare l’idea di partenza per argomentare lo spazio improvviso che si è aperto davanti ai nostri occhi”.

 

di Maria Casillo

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