Largo Baracche - Teste MatteNei meandri di una Napoli decadente sorge Largo Baracche, cuore pulsante dei Quartieri Spagnoli. Antichi vicoli dove il regista e produttore Gaetano Di Vaio, già attore e famoso ai più per il ruolo del “Baroncino” in “Gomorra – la serie”, ha ambientato il suo nuovo film dal titolo omonimo.
Presentato in anteprima lo scorso 7 dicembre alla sala Assoli in occasione del trentennale dello storico teatro dei Quartieri, nell’ambito della rassegna di cinema curata da Antonella Di Nocera, che ha visto ospite speciale Peppe Lanzetta, “Largo Baracche” è un documentario che scruta e segue le vite di sette ragazzi napoletani.

Con un tocco delicato, la macchina da presa ci mostra esistenze differenti, ognuna alle prese con il proprio passato, sogni ed avversità. C’è chi deve fare i conti con la propria appartenenza, perché figlio di un boss “che ha dato le dimissioni”, chi cerca di arrivare a fine mese improvvisandosi parcheggiatore abusivo, chi crede ancora nelle istituzioni – soprattutto quella scolastica – e chi punta il dito contro la borghesia benpensante. Quelle di Carmine, Gianni, Mariano, Giuseppe, Luca, Gennaro ed Antonio sono vite difficili, destinate ad incontrarsi per cercare di costruirsi un’alternativa, una via d’uscita.

I giovani, infatti, formano insieme una “batteria”, ma non una di quelle che, parafrasando il linguaggio camorristico, “vanno a fare il morto”: no, la loro si potrebbe quasi definire “una batteria del bene”. Si uniscono così  per affrontare insieme difficoltà, disillusioni, pregiudizi e contrastare quella malavita che distrugge ed opprime la città ed il paese intero. Attraverso i loro occhi e le loro parole, Di Vaio ci mostra la voglia di riscatto e  quella di credere in un futuro diverso da quello che sembra già cucito addosso a chi nasce nei Quartieri Spagnoli. Si può dire dunque senza indugi che:  La forza e il coraggio di poter sognare, persino per coloro che sono cresciuti in un luogo in cui “le opportunità sono eccezioni”, in cui fin dalla nascita incombe una condanna sulle proprie spalle, è il leitmotiv di questa pellicola.

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