Francesca Amitrano è un affermato direttore della fotografia, è lei l’autrice delle immagini dei Manetti Bros (con film come “Song e Napule”, “Ammore e Malavita”, ma anche le serie Tv dell’“Ispettore Coliandro”, sempre dei Manetti, e “Là-bas – Educazione criminale” di Guido Lombardi). È con gli allievi del Master in cinema e televisione per un laboratorio interamente dedicato alla Fotografia nel cinema, e ci tiene a sottolineare che “nell’uso della luce sul set, c’è bisogno sia di teoria sia di pratica”.

“Innanzitutto – spiega – la fotografia nel cinema è composta da un insieme di più elementi: la scenografia, i costumi e l’uso della luce. La luce è un’onda elettromagnetica ed è composta da luce ‘fredda’ e luce ‘calda’. Questi ultimi due però sono termini inventati da noi: ad esempio associamo al blu il freddo e al rosso il caldo, ma è solo una suggestione psicologica. In realtà, infatti, tutte le gradazioni cromatiche derivano sempre e solo da radiazioni calde”.
img_1811Francesca Amitrano parla anche dei valori della luce, “che, nel cinema – spiega – sono principalmente due: 3200 e 5600 gradi Kelvin. E c’è poi la ‘notte americana’ o effetto-notte. A cosa serve questa tecnica? È un sistema per fare riprese alla luce del sole e modificarle poi, in post produzione, affinché sembrino riprese notturne”. A riguardo, l’autrice della fotografia ha un aneddoto risalente alle riprese di “Là-bas”. “Dovevamo girare una scena di pomeriggio – racconta – e dovevamo dare l’impressione che fosse notte. Tutto quello che avevamo era una camera Canon 5D. Come fare? Ci venne l’idea di usare delle pile militari veramente potenti. Utilizzammo quindi soprattutto la luce del giorno, ma regolammo la macchina da presa tenendo l’immagine in ‘sottoesposizione’ (cioè con il diaframma abbastanza chiuso, n.d.r.). L’impressione finale fu un effetto-notte.”

Francesca Amitrano racconta anche il bilanciamento del colore, l’uso del diaframma, il rapporto tra l’esposizione e la sensibilità dell’occhio. Ma quanta libertà ha un direttore della fotografia? “Il lavoro sulla fotografia è sempre e solo al servizio della storia. Il regista è come un direttore d’orchestra. Quindi bisognerà organizzare la luce in base alle sue indicazioni, che a loro volta hanno come fulcro la storia da raccontare. Quello del film è un lavoro di collaborazione ma, per funzionare, è bene che ognuno sia rispettoso dei propri ruoli”.

La seconda parte della lezione di Francesca Amitrano è poi tutta pratica, con dimostrazioni tecniche sulle strumentazioni che il master ha a disposizione. “Quando ho deciso di intraprendere questa strada – racconta ancora il direttore della fotografia – ho scelto di formarmi al Centro sperimentale di cinematografia di Roma. In quella scuola i mezzi abbondavano, sembrava un mondo perfetto in cui lavorare a un film. Ma fuori di lì ho capito subito come fossero ‘poveri’ i mezzi a disposizione delle troupe nella realtà. Terminato il percorso del Centro sperimentale, ho fatto innanzitutto la stagista in film importanti, ma ho presto capito che occorre scegliere: o si diventa l’assistente operatore di qualcun’altro in ‘grossi’ film, oppure si è ‘protagonisti’ sul set di film low-budget, nei quali, per capirci, si ha molta più libertà creativa. Un suggerimento perenne? Trovate la giusta motivazione e troverete anche buone idee”.

 

 

A proposito dell'autore

La redazione di MCT Master in Cinema e Televisione cura la pubblicazione e la correzione di ogni articolo scritto dai nostri stagisti per la testata online.

Post correlati